La prima cosa che abbiamo visto una volta scesi dall’autobus è stata una distesa di tombe su un prato verde e fiori rossi, con una grande stella di David e una croce: così è iniziata la nostra visita al campo di concentramento di Terezin (Theresienstadt), non distante da Praga.
Quando penso a quel giorno mi torna subito in mente la parete con i disegni sbiaditi dei bambini del ghetto, la maggior parte dei quali non tornò mai a casa. La cittadina di Terezin è un luogo che lascia senza parole, facendoti piombare nell’angoscia, mettendoti di fronte alla follia, alla cattiveria umana, alla sofferenza e alla morte. È sicuramente una meta particolare, ma credo che ognuno di noi debba vedere un posto del genere almeno una volta nella vita.
La storia di Terezin
Terezin (Theresienstadt) nacque come fortezza nell’ambito del sistema difensivo anti-prussiamo tra il 1780 e il 1790. L’area è composta da due poli: la Grande fortezza e la Piccola fortezza. Durante la Prima Guerra Mondiale la Piccola fu usata come carcere di massima sicurezza: vi fu rinchiuso anche Gavril Princip, autore dell’assassinio di Francesco Ferdinando da cui si catenò il conflitto. Durante la Seconda Guerra Mondiale i Nazisti trasformarono la zona, che nel frattempo era diventata una cittadina, in un campo di concentramento, cacciando i circa 7.000 abitanti. Terezin era un campo di lavoro e transito, da lì i prigionieri venivano mandati ai campi di sterminio.
Su un totale di 150mila persone che vi furono rinchiuse, 35mila morirono lì, 83mila furono deportate, solo 3mila ne uscirono vive.

il tristemente noto motto “Il lavoro rende liberi” nella piccola fortezza, il campo di concentramento di Terezin
Impressionante fu il numero dei bambini deportati: circa 15.000 passarono per il ghetto, solo 245 tornarono a casa.
Tra i prigionieri si contavano anche tantissimi intellettuali e artisti ebrei, in pratica l’intellighenzia praghese, ma anche esponenti di altri paesi. Rispettando l’originaria conformazione di Terezin, anche il campo di concentramento fu diviso in due: da un lato la Piccola fortezza, che dal giugno del 1940 fu usata come prigione della Gestapo per rinchiudere soprattutto dissidenti, oppositori, Russi, omosessuali e zingari; dall’altro la Grande fortezza, che dal 24 novembre del 1941 divenne il ghetto ebreo. Terezin fu liberata dall’armata russa l’8 maggio del 1945: molti dei prigionieri erano così malati che furono lasciati lì in quarantena per settimane, durante quell’attesa diversi morirono. Alla fine della guerra, per quasi tre anni, diventò un carcere per i Tedeschi.
Terezin strumento di propaganda
Quello di Terezin però non fu un campo di concentramento come gli altri, ebbe uno strategico ruolo di propaganda: i Tedeschi infatti decisero di trasformare la Grande fortezza in una sorta di messa in scena, in pratica un finto modello di insediamento per gli Ebrei, mentendo al resto del mondo sulla vita che vi conducevano. Questo doveva servire a nascondere agli occhi degli altri Stati cosa realmente accadeva nei campi.
Il macabro teatrino fu realizzato in occasione di una visita della Croce Rossa internazionale, nella primavera del 1944.
Per mesi i prigionieri furono costretti a lavorare per abbellire la città, ridipingendo le case e allestendo finti negozi con gli oggetti che erano stati loro sequestrati. Furono anche inventate finte attività ricreative. La messa in scena funzionò e il campo continuò ad esistere. Sempre a scopo di propaganda, i Nazisti decisero anche di girare un film. Dopo la guerra il nastro andò perduto. Solo 20 anni più tardi ne ricomparvero degli spezzoni, oggi visibili durante la visita a Terezin.

I blocchi della piccola fortezza, il campo di concentramento di Terezin
La Piccola fortezza di Terezin
La Piccola fortezza è la prima cosa che di solito ci si trova davanti arrivati a Terezin e si riconosce subito dall’aspetto, con le grandi mura che la circondano e il fossato. Alle porte c’è il cimitero nazionale, mentre pochi metri dopo l’ingresso si legge il beffardo motto Arbeit Macht Frei (il lavoro rende liberi). Nella piccola fortezza si visitano molti ambienti, ripercorrendo la terribile vita dei prigionieri: dalla stanza in cui venivano accolti e schedati, alle camerate, passando per le docce, le stanze d’isolamento e l’infermeria. Al termine di un lungo camminamento all’interno della spessa cinta muraria si giunge al luogo delle esecuzioni. Oltre questo spazio, c’erano le abitazioni e la piscina delle guardie e delle loro famiglie.
La vita dei detenuti a Terezin era terribile, anche se non c’erano camere a gas o forni, moltissimi morivano di fame, freddo, fatica e malattie.
Le condizioni igieniche erano disumane e le persone erano letteralmente ammassate, poiché non c’era spazio per tutti. Consiglio vivamente di visitare questa parte con la guida (compresa nel costo del biglietto – c’è anche in Italiano). Una parte della Piccola fortezza è adibita a museo con documenti, foto e oggetti scampati al tentativo dei Nazisti di distruggere le prove del loro operato.
La Grande fortezza
Nella parte della Grande fortezza, che in sostanza è il centro abitato, sono invece visitabili alcune strutture, tra cui il museo del ghetto, la riproduzione delle camerate e il giardino dei bambini. All’interno del museo viene ricostruita la storia di Terezin e vi è conservata un’ampia serie di reperti, tra cui i disegni realizzati dai bambini.
Alle pareti enormi pannelli con i nomi dei bambini morti, sono così tanti e così fitti che a guardarli viene meno il respiro.

L’elenco dei nomi dei bambini prigionieri nel campo di concentramento di Terezin
Tra i documenti recuperati a Terezin ci sono anche appunti e diari dei detenuti, con spezzoni di frasi che restituiscono tutta la tragedia vissuta:
“Oggi è arrivato un gruppo di orfani e non sappiamo dove metterli”, “Sono giorni che ci sono corpi in mezzo ai vivi”.
Anche nell’edificio che ospita la riproduzione delle camerate è allestito un museo: tra gli oggetti anche le pagine di un giornale creato da uno dei ragazzi del campo, che così provava a reagire alla sofferenza. Il suo non fu l’unico tentativo di dar vita a momenti di normalità: anche grazie alla presenza di molti intellettuali, a Terezin i detenuti organizzarono lezioni per bambini e piccole attività per adulti, ovviamente in buona parte di nascosto.

Alcuni disegni dei bambini rinchiusi nel campo di
Il percorso prosegue fuori dal centro
Continuando oltre il centro abitato si raggiungono altre strutture, tra cui il colombarium dove in teoria venivano sepolti i morti (molti però furono buttati nel fiume) e il forno crematorio, con il cimitero ebraico e quello sovietico. Nel forno crematorio venivano bruciati i corpi provenienti dal ghetto, ma anche le vittime di morte violenta della piccola fortezza, che i Nazisti cercavano di tenere nascoste.

L’edificio del forno crematorio e il cimitero della grande fortezza, il campo di concentramento di Terezin
La visita a Terezin non è certo una passeggiata. Tutta la città ha qualcosa di spettrale: la Grande fortezza è di nuovo un paese, ma con pochi abitanti. In giro non c’è quasi nessuno e, nonostante le tinte pastello delle case, aleggia un senso di inquietudine e angoscia.

Una delle vie della grande fortezza, il campo di concentramento di Terezin
Informazioni pratiche per visitare Terezin
Dalla stazione degli autobus di Praga (Holesovice) ci sono vari bus diretti a Terezin. Il tragitto dura circa 1 ora e costa più o meno 4 euro. Il biglietto si può fare sull’autobus. Al ritorno l’autobus si prende nella piazza della Grande fortezza, dove c’è il giardino.
Grande e Piccola fortezza sono visitabili con un unico biglietto (12 euro circa) che si può fare alla Piccola fortezza o in uno dei musei.
Il mio consiglio una volta a Terezin è di andare subito alla Piccola fortezza per vedere a che ora c’è il tour con la guida in Italiano (che c’è solo per la Piccola) e organizzare in base a quello tutta la visita.
Dalla Piccola alla Grande fortezza puoi andare a piedi (salvo che tu abbia l’auto) ma ci vogliono almeno 30 minuti, tienilo in considerazione per pianificare il giro.
Una visita completa a Terezin richiede almeno 5 ore, andando a passo svelto. Non ci sono molti ristoranti, quindi ti conviene attrezzarti per il pranzo con dei panini.
Da Praga ci sono anche vari tour guidati per visitare Terezin, ma fai attenzione perché alcuni comprendono solo delle parti della cittadina.
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2 Commenti
Sono stata a Praga e sapevo della fortezza perché ne avevo sentito parlare durante la visita al Ghetto Ebraico… non ho avuto modo però di visitarla. E’ incredibile come gli esseri umani possano arrivare a tanta cattiveria, soprattutto nei confronti dei più indifesi!
Ciao Alessandra, si hai perfettamente ragione. La cattiveria umana può toccare livelli inimmaginabili. Questo tipo di luoghi fanno riflettere tantissimo, ti mettono davanti alla crudeltà e ad una serie di domande a cui è difficile trovare risposta.