—– Il Timkat: la festa più importante dell’Etiopia —–
Se dovessi consigliare un periodo in cui visitare l’Etiopia probabilmente suggerirei la seconda metà di gennaio, in coincidenza con la più importante festa del paese: il Timkat. Una ricorrenza molto sentita, che dà vita a uno degli eventi più suggestivi e particolari a cui abbia partecipato.
È qualcosa di estremamente coinvolgente, anche per chi osserva. Un momento di profonda spiritualità e pura condivisione, fatto di processioni, raccoglimento e preghiere. Ma diventa anche una vera e propria festa, con canti, musica e balli a riempire le strade. Le località migliori per assistere al Timkat sono Gondar, Axum (scritta anche Aksum) e Lalibela (quest’ultima è una località fantastica di cui ho parlato qui), tutte nella parte nord dell’Etiopia. Noi abbiamo vissuto i primi momenti della festa ad Axum, poi ci siamo spostati a Gondar (entrambe si possono raggiungere in aereo o bus).
Cos’è il Timkat
Il Timkat è l’Epifania della Chiesa ortodossa copta, la prevalente in Etiopia: si commemora il battesimo di Gesù e si celebra il 19 di gennaio. I riti, in realtà, cominciano la sera prima e proseguono nei giorni successivi. L’importanza della festa è strettamente legata all’Arca dell’alleanza, lo scrigno che conteneva le tavole dei 10 comandamenti.
Tra storia e leggenda
Secondo la tradizione, l’Arca dell’alleanza è in una piccola chiesa ad Axum, Nostra Signora Maria di Sion, custodita da un guardiano che non fa avvicinare nessuno. Alla cappella hanno accesso solo gli uomini, ma la parte in cui è conservata la reliquia resta esclusa anche a loro. Il mito racconta che l’Arca dell’alleanza si trovava nel tempio di Salomone a Gerusalemme, quando fu trafugata dal figlio di Salomone e dalla regina di Axum Saba. Dopo alcune peregrinazioni in Egitto, arrivò in Etiopia. Ogni chiesa lì conserva una copia dell’Arca, detta Tabot, che durante le maggiori festività è portata in processione coperta da teli decorati. Ciò avviene anche durante il Timkat.
Axum e il suo glorioso passato
Axum, nella regione del Tigré (Tigray), è una piccola cittadina che porta ben visibili i segni della colonizzazione italiana, in primis nell’architettura, diversa da quella della maggior parte dei villaggi etiopi. Il passato coloniale è però solo una parte della sua storia, Axum ha rivestito un ruolo importantissimo nel periodo intorno alla nascita di Cristo. La sua importanza è testimoniata da un affascinante sito archeologico, con grandi steli ed obelischi, e una serie di resti minori ma non meno suggestivi. Molti di essi chiamano in causa la regina di Saba e vanno a creare un’affascinante narrazione, dove realtà e leggenda si mescolano in uno scenario unico. Al di là del Timkat, è una città da visitare. Noi ci trovavamo ad Axum già dal 17 gennaio perché stavamo facendo un giro alla scoperta delle chiese rupestri, altra particolarità della zona.

Uno dei momenti della veglia del Timkat ad Axum
La vigilia del Timkat
Alla vigilia del Timkat in Etiopia i fedeli si raggruppano nei maggiori luoghi di culto per la lunghissima veglia. Le persone accorse quella sera erano tantissime, tutte avvolte nei tradizionali shemma bianchi (grandi foulard). Nei pressi della Chiesa era stato montato un tendone per ospitare la cerimonia, ma la maggior parte della gente non era riuscita ad entrare. All’interno preghiere e prediche si alternavano ai canti, accompagnati dal suono di corni e tamburi.

I fedeli che avvolti negli shemma pregano durante la veglia
La gente era totalmente catalizzata dall’evento, una delle poche volte in cui la presenza degli stranieri (noi e una decina di altri turisti) non suscitava nessuna curiosità. Molti fedeli si erano già seduti o stesi a terra, conquistandosi il loro spazio per la veglia. A parte i canti e le preghiere non si sentiva altro rumore. Nella notte buia (in Etiopia è raro trovare l’illuminazione pubblica) gli shemma bianchi risaltavano alla luce della luna e delle poche candele. Non era la prima cerimonia che vedevo da quando ero in Etiopia, ma quella folla di persone assorte mi ha veramente colpita.
Timkat: la festa vissuata nella Camelot d’Etiopia
Noi siamo arrivati a Gondar la mattina del 19 gennaio. Questa località viene chiamata la Camelot d’Etiopia per la presenza di numerosi castelli seicenteschi, risalenti a quando il re Fasiladas scelse la città come capitale del suo regno. Di alcuni dei castelli non è rimasto molto, ma resta una meta molto affascinante. Gondar, rispetto ad Axum, è sicuramente più simile ad una città nel senso in cui le intendiamo.

Uno dei momenti della cerimonia del Timkat a Gondar
Il battesimo nelle vasche del castello
In occasione del Timkat la città si riempie di gente in modo inimmaginabile: eravamo già stati lì e siamo rimasti stupiti da quanta folla ci fosse quei giorni. Moltissime persone indossavano abiti e gioielli tradizionali, le donne sfoggiavano elaborate acconciature, mentre gli uomini portavano bastoni con del pelo in fondo. Qualcuno aveva optato per abiti militari, mentre alcuni giovani avevano scelto completi meno tipici ma altrettanto particolari.

Insieme a due ragazze incontrate al Timkat che indossavano gli abiti tradizionali e le acconciature tipiche
Il Timkat si celebra in tutte le chiese ma il luogo più importante a Gondar è il castello di Fasiladas con le sue caratteristiche vasche, addobbato con i colori dell’Etiopia.

In attesa dell’inizio della processione del Timkat a Gondar
Per l’occasione i fedeli si immergono nelle fredde acque delle vasche, nudi o quasi, indipendentemente dal sesso.

I bagni nelle vasche del castello di Fasiladas a Gondar
È una cosa che non ti aspetti perché in Etiopia tra uomini e donne c’è molto pudore: vederli immersi tutti insieme mi ha colpito molto. Chi non si poteva immergere veniva schizzato da chi era in acqua, così che potesse avere anche lui questa sorta di battesimo purificatore. Quel bagno da fuori sembrava qualcosa a metà tra un rito e un gioco, a cui tutti erano felici di partecipare. Non mancavano ovviamente persone in preghiera, completamente assorte nonostante la confusione. Non distante dalle vasche, i sacerdoti nei loro abiti tradizionali, ondeggiavano al ritmo delle preghiere accompagnati da tamburi e sonagli. C’era una bellissima atmosfera, impossibile non rimanerne affascinati.

Uno dei momenti della processione del Timkat a Gondar
In Etiopia il Timkat diventa un grande festival
Non molto distante dalle vasche, la piazza principale di Gondar si era trasformata nella location di un grande festival: c’erano un enorme palco da cui parlavano i sacerdoti, stand dove poter sorseggiare o mangiare qualcosa e tanta gente. Una marea di persone festanti che ballavano e danzavano verso il palco ma anche tra loro. La gioia e il divertimento erano tangibili, tutti sembravano divertirsi, scherzavano e mettevano in scena siparietti simpatici.
Veglia e processioni a Gondar
La festa a Gondar non è finita il 19, sono seguiti una seconda veglia e un’altra processione il 20 gennaio. Ancora una volta il punto di partenza erano i bagni di Fasiladas dove alle 5 del mattino, con un buio profondo, erano raccolte tantissime persone. Alcune pregavano e altre, in piena notte, continuavano ad immergersi nell’acqua gelida. Era freddissimo, per scaldarsi c’erano solo pochi bracieri qua e là nel parco, ma le persone avvolte negli shemma sembravano non rendersene conto.

La veglia al Castello di Fasiladas
All’alba è iniziata la vera cerimonia: dal castello, coperti da sfarzosi ombrelli decorati, sono usciti uno stuolo di sacerdoti ed altre figure religiose. Stavano portando in processione la copia dell’Arca. Camminavano su dei tappeti spostati di continuo così che non toccassero mai il terreno. A precederli un enorme tamburo che dava il ritmo. Ogni tanto la processione si fermava ed iniziavano canti e preghiere. Per arrivare in piazza la carovana ha impiegato ore.
Per gli Etiopi quelli sono giorni speciali, ma lo sono stati anche per noi. I colori, i volti e le emozioni provate restano tanto forti anche a distanza di tempo.
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