– Kedest e il teatro degli orfani in Etiopia-
Non importa se non c’è il palco e neanche i vestiti di scena. Quando la rappresentazione prende il via, lei entra completamente nel suo ruolo: con convinzione e passione riesce a catalizzare l’interesse degli spettatori. Gli occhi dei presenti restano fissi su di lei. Certo, la riuscita dello show è anche degli altri ragazzini che partecipano, ma è lampante che Kedest Lefalem sia particolarmente a suo agio mentre recita. Ha quella spinta in più che ti trasporta completamente nella storia, senza che tu te ne renda conto.
Questa ragazzina alta e magra, dal volto serio, è uno dei membri della Biruh Tesfa, l’associazione di orfani di Debre Markos nata grazie all’ONG Comunità Volontari per il Mondo (CVM). La stessa di cui fa parte anche Betelhiem, la cui storia ho raccontato qui. Molti degli interventi dell’associazione mirano a togliere i ragazzini dalla strada, quando possibile affidarli alle cure di familiari o persone fidate, e garantire loro la possibilità di andare a scuola. In Etiopia gli orfani sono molti, anche a causa della diffusione dell’HIV, ne parlavamo anche in questo articolo. L’ONG li coinvolge in una serie di attività importanti per la loro formazione e per una crescita quanto più possibile equilibrata: la realizzazione di recite è una parte centrale nel loro percorso.
Attraverso le rappresentazioni teatrali vengono affrontati temi importanti, spesso delicati, con l’obiettivo di trasmettere valori e insegnamenti.
Il teatro degli orfani in Etiopia
A Debre Markos, 400 km da Addis Abeba, c’è un vero e proprio gruppo che si dedica al teatro e Kedest ne è la responsabile. Ha una particolare passione per la recitazione, ma non solo: le piace anche scrivere le storie che poi mette in scena.
Di norma gli spettacoli parlano di orfani e di bambini di strada, delle loro vite difficili, così come di HIV e dello sfruttamento delle giovani ragazze che lavorano come serve. Le rappresentazioni servono però anche a chiarire quali sono i comportamenti corretti, a infondere speranza, mostrando come poter cambiare le cose.
“Di pratiche sbagliate ma diffuse ce ne sono tante – ci spiega seria -: questi spettacoli sono utili per mostrare in modo semplice ciò che non è corretto e cancellare le brutte abitudini. Ciò di cui preferisco scrivere è dei bambini di strada: sono miei coetanei e degli altri membri dell’associazione, hanno problemi simili ai nostri. Alcuni di noi vengono dalla strada”, prosegue posata mentre illustra anche le difficoltà di coinvolgere i più piccoli.
“Io di solito scrivo le storie a casa, ma negli incontri della domenica tutti noi membri del gruppo teatrale ne discutiamo insieme e decidiamo cosa mettere in scena la settimana successiva”. I bambini si incontrano in una casa di terra e paglia, come lo sono la maggior parte nei villaggi in Etiopia, quasi completamente priva di mobilio. Qui c’è anche il forno realizzato dal CVM, che produce e vende pane per sostenere la Biruh Tesfa.
La sala degli incontri è lunga e buia, non ci sono finestre e una sola fioca lampadina: la maggior parte dello spazio è occupata da grezze panche di legno; in fondo si apre l’area per la recitazione. A fare da scenografia solo un tavolo, qualche sedia di plastica e un braciere spento. Al teatro degli orfani in Etiopia non serve molto per dare vita a una rappresentazione teatrale.
Il ruolo di Kedest nell’associazione di orfani
Il ruolo di responsabile della sezione drama, come viene chiamato il gruppo che si dedica al teatro, è qualcosa di cui Kedest va orgogliosa e che ricopre con una certa naturalezza. Ma la sua partecipazione nella vita del gruppo non si ferma qui. Kedest, infatti, è tra i membri che gestiscono gli incontri della domenica e che si impegnano per coinvolgere i più piccoli e i nuovi arrivati. Con loro tira fuori i tratti da leader del suo carattere, la sua forza trainante. È stata anche scelta come uno dei rappresentanti per il network regionale delle associazioni di orfani.
La storia di Kedest
Ormai sono cinque anni che il CVM ha preso a cuore il suo caso e l’ha inserita nei suoi progetti per bambini orfani in Etiopia. È entrata in contatto con l’ONG italiana grazie ad alcuni coetanei che conoscevano l’associazione.
Quando la incontriamo, Kedest ha 14 anni, anche se il suo fisico alto e snello e il suo sguardo profondo la fanno sembrare più grande. Ha un carattere forte, all’inizio sempre quasi dura con gli estranei. C’è una certa diffidenza in lei che non riscontro invece negli altri bambini. Impiego molto più tempo per entrare in confidenza.
È decisa, determinata: in mezzo ai ragazzini coinvolti nelle attività dell’organizzazione la sua personalità non passa inosservata. D’altronde per loro lei è un punto di riferimento.
Una famiglia segnata da lutti
È originaria di Dejen, a circa settanta chilometri da Debre Markos. Ha perso entrambi i genitori quand’era molto piccola: aveva appena un anno quando è venuto a mancare il padre, di cui non sa nulla. Due anni più tardi è rimasta orfana anche della madre, scomparsa in seguito a una malattia di cui non conosce il nome. Quando la mamma ha cominciato a non star bene l’ha portata a vivere a Debre Markos da una zia paterna. In realtà, anche la madre si era trasferita nella città con la sorella grande, ospitate da altri parenti. Kedest non ricorda molto di quel periodo: con il suo modo di parlare veloce e spedito, racconta solo che la zia paterna non le ha permesso di partecipare al funerale della mamma.
Purtroppo, spiega con lo sguardo rassegnato, dopo quella disgrazia ha perso ogni contatto con la sorella: in modo un po’ confuso, e facendo trapelare una timidezza che fino a quel momento non aveva mostrato, ammette di non averla più vista. Dopo tanti anni non è neanche in grado di riconoscerla.
Qualche tempo fa, aggiunge in modo frettoloso, quasi non volesse affrontare l’argomento, ha chiesto alla zia di cercarla. La donna ha accettato, ma poi non si è mai mossa in questo senso.
Un equilibrio delicato
Dalla scomparsa della madre è sempre rimasta a vivere insieme alla zia, con la quale ha un buon rapporto, spiega sorridendo: “A sette anni ho cominciato ad andare a scuola – aggiunge fiera – e lei mi ha sempre incitato a studiare”. Un aspetto molto importante, visto che sono ancora tanti i bambini che non hanno modo di studiare in Etiopia. Il suo volto si fa cupo quando parla del secondo compagno della zia, che vive con loro: “È scontroso e ha sempre dei comportamenti rudi”, rivela senza vergogna. Ha anche la brutta abitudine di eccedere con l’alcool e quando beve litiga con la donna. “Se mi intrometto mi picchia. Capita che sia violento con me anche se non faccio i lavori domestici e se i risultati a scuola non sono soddisfacenti”.
Kedest deve dare un grande contributo in casa, dalle faccende alla cura degli animali, come è normale per i bambini in questo paese. Non le è poi permesso allontanarsi troppo spesso dall’abitazione, se non per andare a scuola: è una femmina e per questo corre maggiori rischi dei coetanei maschi. Non è la giovane a spiegarcelo, ma il project facilitator del CVM di Debre Markos, Geremew Aklessa.
L’ingresso dell’associazione di orfani in Etiopia
All’inizio la donna si è opposta anche alla partecipazione di Kedest alle attività della ONG. I membri dell’associazione hanno impiegato tempo per convincerla che le riunioni domenicali e le altre attività erano fatte per aiutare i ragazzi. L’hanno anche più volte invitata alle iniziative, fino a quando non ha dato loro fiducia. Ora la ragazzina è più libera di partecipare agli incontri e di recitare nel teatro degli orfani etiopi.
Nonostante ci sia la zia ad occuparsi di lei, la situazione di Kedest non è facile. Anche la condizione economica è traballante, le entrate sono poche e il rischio di dover lavorare pressante. Per questo l’aiuto del CVM è stato prezioso: è soprattutto grazie a quel supporto che non ha smesso di studiare. Inoltre, quando la scuola è chiusa viene coinvolta anche in piccole attività di income generating activity, che le permettono di avere un’entrata: si è occupata di vendere granoturco e le è stata affidata una pecora da allevare.
Il teatro degli orfani in Etiopia
Kedest grazie alla recitazione ha trovato il suo modo di esprimere se stessa. Magari questa passione l’accompagnerà per tutta la vita, o forse crescendo dovrà abbandonarla. In questo momento è però fondamentale per lei e non solo. Il teatro degli orfani in Etiopia è uno strumento preziosissimo per affrontare tematiche importanti così come quei valori che, bambini rimasti soli, non hanno avuto modo di affrontare nel naturale percorso di crescita familiare.
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